Un atto doveroso che mira a restituire dignità a una città umiliata dal dolo e lincapacità amministrativa di istitutori a dir poco vergognosi. Tanto è che a firmare la costituzione di parte civile nel processo Mafia Capitale (con conseguente richiesta di risarcimento dei danni morali e materiali a comune e cittadini), è stato lo straniero, il neocommissario di Roma Paolo Tronca, chiamato da Milano, quasi che nessuno a Roma fosse in grado di prestare fedeltà ed affidabilità alla sua città. Ad ogni modo, il doveroso atto, scritto dagli avvocati Enrico Maggiore e Rodolfo Murra, finirà ora sulla scrivania del Tribunale incaricato di svolgere il processo, e poter poi quindi essere presentato nel giudizio. Come hanno tenuto a dire i legali “non eravamo certo abituati a pensare la nostra città come coinvolta in trame mafiose, in metodi mafiosi e inquinata da associazioni mafiose: questa è invece la contestazione sottesa in tutti i capi di imputazione. L’offesa non è solo quella portata all’ordine pubblico ma alla stessa possibilità per la società di dispiegarsi serenamente. Il risultato è il totale scardinamento del sistema e la creazione di un apparato parallelo e alternativo a quello legittimamente costituito”. Giustamente per i due legali l’amministrazione comunale “ha subito un danno funzionale e di personalità, un danno economico, attese le risorse organizzative di uomini e mezzi dispiegate da questa amministrazione e tese a prevenire e contrastare il fenomeno della corruzione e degli altri reati-mezzo sopra elencati e un danno di immagine attesa la frustrazione dell’interesse perseguito e della rilevanza pubblica del medesimo”.